E' con discreta
venerazione che Giuseppe osservava la sua sposa ed il mistero di questo bambino
Gesù ch'ella portava sotto il suo cuore! Faceva tutto il possibile per rendere
più facile e più bella la vita a Maria. Avrebbe desiderato offrile delle belle 'parure',
dei bei vestiti, come offrono i ricchi alle loro spose. Ma Giuseppe era povero,
non aveva un soldo. A volte questo era motivo di sconforto; pertanto Maria non
si lamentava mai di non avere nulla per agghindarsi.
Da quando erano
in viaggio per Betlemme avevano ogni giorno da soffrire per la loro povertà.
Talvolta non avevano niente da mangiare e restavano con la fame perché nessuno
gli offriva qualcosa. Altre volte, arrivavano in un villaggio e, al loro
arrivo, chiudevano le porte delle case. Non restava altro, allora, che dormire
all'aperto, sotto le stelle. In quei momenti, Giuseppe si diceva sottovoce:
"Dio ha scelto Maria per far nascere suo figlio e tu, tu nei fai una
mendicante!" .
Se soltanto
avesse avuto un po' di denaro! Avrebbe offerto qualcosa a Maria, qualche cosa
di bello. Che poteva vendere? Non possedeva nulla di superfluo, eccettuato,
forse ... , il suo bastone da passeggio. L'aveva intagliato egli stesso nella
foresta. Poteva trovare qualcuno che lo acquistasse?
Una notte, in
cui Maria e Giuseppe dormivano all'aperto, sotto le stelle, Giuseppe fece un
sogno. Sognò che un uomo veniva a svegliarlo scuotendogli la spalla. Doveva
essere molto ricco, i suoi vestiti erano sontuosi. Tuttavia il suo sguardo era
amichevole, senza la minima commiserazione. Giuseppe gli chiese: "Che
posso fare per servirvi?". Il forestiero rispose: "Desidero comprare
il tuo bastone da passeggio. Mi è stato detto che lo vendevi". Giuseppe,
sempre nel sogno, si chinò per prendere il suo bastone. Quale sorpresa: trovò
un bastone forgiato in oro ed argento e cesellato magnificamente! Dove era,
dunque, andato a finire il suo vecchio bastone di legno?
Giuseppe tese
al forestiero il meraviglioso bastone ed egli disse: "Ora te lo
pago". A queste parole, alzò la mano destra e, improvvisamente, il cielo
si mise a risuonare e fili d'oro presero a discendere dalle stelle.
L'uomo li afferrò delicatamente e li avvolse in gomitolo stretto intorno al
bastone. Alzò poi la mano sinistra. La luna a forma di falce vi si posò e prese
la forma di un ago d'argento. L'uomo tolse il gomitolo e tese a Giuseppe i fili
d'oro e l'ago d'argento.
"Prendi -
disse - come pagamento" e a queste parole, scomparve. Giuseppe, tutto
sorpreso, contemplava questo dono prezioso di cui non sapeva bene cosa fare. Ma
già, fili ed ago si muovevano fra le sue mani. Il filo d'oro s'infilò da solo
nell'ago d'argento che si mise a ricamare. Ricamava delle stelle sul mantello
blu di Maria. Quando il filo terminò, le stelle brillavano sul mantello come
brillano in cielo, durante la notte. Allora l'ago si elevò di nuovo verso le
stesse e ritornò ad essere la mezzaluna.
Che sogno
meraviglioso! Al mattino, Giuseppe si svegliò di buon umore. Ritrovò il suo
vecchio bastone di legno per terra, al suo fianco. Come gli era apparso
trasformato durante la notte! Poi, tutt'a un tratto, il cuore di Giuseppe fece
un salto di gioia: il suo sguardo aveva scorto il mantello di Maria: mille
stelle ricamate con fili d'oro scintillavano sul povero tessuto. Maria e
Giuseppe le contemplarono con la medesima gioia: quale meraviglia! poi, Maria
disse: "E' troppo bello per me, adesso, questo mantello".
Così, malgrado
la povertà di Giuseppe, Maria poté indossare uno splendido mantello stellato,
il
mantello della Regina dei Cieli.
Al cader della
notte, Tito, il locandiere, prese la lanterna per andare alla stalla e cambiare
il fieno di Remo, il bue. Nell'accendere la candela Tito notò che era quasi del
tutto consumata. "Per questa sera basterà", borbottò.
Attraversò la
corte, accompagnato dalla fiammella che cacciava l'oscurità intorno a lui. Tito
entrò nella stalla ed appese la lanterna ad un gancio del tetto. Poi, con
il forcone, sparse il fieno nella mangiatoia. Tutt'a un tratto sentì del rumore
proveniente dalla casa; sua moglie lo chiamava: "Tito, dove sei? Sono
arrivati degli ospiti". Lasciò cadere il fieno ed impugnò la lanterna. In
quell'istante, la fiamma chiara della candela si drizzò per un'ultima volta per
poi ricadere e scomparire. "Tanto peggio!" brontolò Tito
nell'oscurità.
Lasciò la
lanterna appesa sopra la mangiatoia e si affrettò ad attraversare la corte per
rientrare in casa. L'indomani, Tito non pensò più alla lanterna. La sera
tuttavia si rammentò di averla lasciata nella stalla, appesa sopra la
mangiatoia. Si mise in cerca di una nuova candela e attraversò la corte. E, a
questo punto, notò un piccolo bagliore che brillava dalla finestra della
stalla. Sorpreso, si grattò la testa. Aveva ben visto la candela spegnersi la
sera avanti! Chiamò sua moglie per mostrarle la strana luce. Entrambi si
recarono alla stalla per vedere la cosa da vicino.
"Che cosa
bizzarra: questa luce brilla per niente e per nessuno", borbottò Tito. E
sua moglie aggiunse: "Chissà. perché questa fiamma non si estingue. Non
tocchiamola, aspettiamo che si consumi da sè". E' cosi che, la vigilia di
Natale, quando Maria e Giuseppe, seguiti dal l'asinello, cercarono una locanda
per passarvi la notte, scoprirono la stalla dolcemente illuminata, che sembrava
attenderli ...
E la luce
continuò a brillare fin dopo la nascita del Bambino, per rischiarare il mondo
intorno a Lui. Senza dubbio, vorreste sapere che cosa era questa luce che
brillava con tanto fervore? Una candela? Certamente no! Per lo meno, non
una candela come le altre.
No, adesso ve
lo dico: senza farsi notare, una piccola stella era scivolata nella
lanterna. Essa vi scintillava con amore, perché voleva essere là Per la
nascita di Gesù. Se Tito avesse guardato bene, l'avrebbe vista anche lui.
Nel giardino
del Paradiso c'era un albero che nessuno toccava: era l'albero di Dio. Aveva
delle mele rosse, le più belle che si possano immaginare. Tutti gli animali e
gli uccelli che passavano vicino a questo albero fermavano la loro corsa o il
loro volo per contemplarlo, tanto era bello.
In quei tempi,
vivevano in questo giardino Adamo ed Eva. Andavano spesso ad ammirare l'albero
i cui frutti erano riservati a Dio. Un giorno, il serpente aveva convinto Eva a
cogliere una mela dall'albero e ad assaggiarla. Poi, lei l'aveva data ad
Adamo e anch'egli l'aveva assaggiata. Allora, l'albero aveva improvvisamente
perduto il suo splendore! Quale atto temerario! E quando Adamo ed Eva
furono cacciati dal Paradiso, il giardino era in lutto per il suo bell'albero.
I frutti
dell'albero erano impalliditi per lo spavento, erano diventati piccoli e duri
ed il loro sapore succoso e zuccherino era diventato amaro come il fiele. Ora
il melo doveva un giorno ritrovare la sua bellezza. Diverse centinaia d'anni
dopo uno dei suoi semi si infilò nella terra del giardino di Maria e Giuseppe,
a Nazareth. Dopo qualche tempo crebbe un alberello, ma era piccolo e storto.
Ogni anno dava dei frutti pallidi, duri ed amari, che non piacevano a nessuno,
neppure all'asinello.
Un giorno di
Primavera, l'Angelo venne a trovare Maria e le annunciò che stava per diventare
la madre di Dio. Mentre attraversava il giardino, l'Angelo passò accanto al
Melo e gli bisbigliò: "Preparati, piccolo albero di mele, perché il tempo
della tua miseria è terminato.
A Natale, verrà
al mondo il figlio di Dio. Ricordati, che tu sei l'albero che porta i frutti di
Dio". Nel corso delle settimane seguenti, Maria e Giuseppe, molto stupiti,
poterono osservare come l'albero si raddrizzava, poi, si mise fiorire con una
magnificenza tale che si poteva pensare che sarebbe crollato sotto il
carico dei fiori.
I suoi rami si
riempirono allora del canticchiare e del ronzio delle api e dei calabroni
che arrivavano da lontano, spinti dalla golosità, per bottinare i suoi fiori.
Poi, venne il tempo, in cui le fronde dell'albero nascosero quel che andava
preparando per il futuro. E quando in Autunno i suoi frutti maturarono, non
erano più piccoli e duri, ma molto grossi e di una bella forma rotonda.
Ed ecco che
pian piano le mele si colorarono. In principio, erano di un rosa delicato che
diventava sempre più intenso ed infine avevano delle belle guance rubiconde.
Sapete perché diventarono così rosse? E' molto semplice: erano felici di poter
essere di nuovo i frutti di Dio che di lì a poco sarebbe venuto sulla terra.
Maria raccolse i frutti nel suo canestro e, vedendo come erano sodi e venuti
bene, disse a Giuseppe: "Li conserviamo per il bambino".
E quando
partirono alla volta di Betlemme, Maria e Giuseppe caricarono sul dorso
dell'asinello un piccolo sacco di mele per il bambino. Non le mangiarono,
mai, neppure quando ebbero molta fame. Ecco come il melo fu liberato dalla
maledizione.
Oggi,
quell'albero di mele dona i suoi frutti a tutti gli uomini. Ogni anno,
tuttavia, ne resta qualcuno per il bambino Gesù: quelli più rossi per mostrare
a tutti, quanto il melo sia felice per il fatto che Dio abbia inviato il suo
Figliolo nel mondo. Si riserva a quelle mele un posto d'onore sull'albero
di Natale.
Quando Dio creò
i fiori, domandò a ciascuno di loro: "Come ti vestiremo?" Hai
particolari desideri?". Alcuni si volevano grandi e robusti. Altri desideravano
esalare dolci profumi. Gli uni desideravano portare fiori rossi, altri blu,
altri ancora bianchi. Dio esaudiva tutti i loro desideri.
E' così che un
giorno si rivolse ad un fiore: "A te, piccola creatura, dirmi i tuoi
desideri più cari. Desideri crescere o restare piccolo? Vuoi portare fiori
gialli, rossi blu?". "lo ho un solo desiderio, rispose la
pianticella, amerei conservare i miei fiori fino alla nascita del bambino Gesù,
se questo è possibile. In quanto al resto, sono pronta a tutto: a strisciare
come a portare le spine." Il Signore sorrise amichevolmente e creòil
Cardo Argentato.
Questo cardo
cresce per terra, le sue foglie sono piene di spine, ma i suoi fiori brillano
come stelle d'argento. Si colgono in Estate quando si schiudono. Poi, seccati,
attendono Natale per rallegrare il bambino Gesù.
Sulla via che
conduceva a Betlemme, Maria e Giuseppe attraversarono una foresta. Gli alberi
si ergevano secchi ed esili verso il cielo. Ad altezza d'uomo, dentro i loro
tronchi, abbondavano cespugli spinosi. Duri e nodosi, mescolavano i loro rami
che, al posto delle foglie, por'tavano lunghe spine appuntite. Queste
ostacolavano il passaggio dei viandanti e strappavano le loro vesti.
Povero asino!
Non poteva farsi più sottile e non aveva alcuna possibilità di evitare le spine
che incidevano la sua povera pelle. Infine, si bloccò, rifiutando di fare un
altro passo. Maria e Giuseppe lo supplicarono, poi s'irritarono. Invano.
L'asino,
cocciuto, restò fermo sul posto. Lanciava degli "Hi-hoo" pietosi
quando Giuseppe lo spingeva con il suo bastone per farlo avanzare. Allora
Giuseppe se la prese con i cespugli spinosi. Dopo tutto, erano loro che
rendevano tanto penosa la loro marcia! Ma Maria gli posò dolcemente la
mano sul braccio e disse: "Caro Giuseppe, non t'inquietare con questi
poveri cespugli, non possono portare che delle spine su questa terra arida. Se
soltanto avessero dell'acqua da bere, sono certa che ci
accoglierebbero, noi ed il nostro bambino, con delle rose
meravigliose".
Poi alzò gli
occhi al cielo e pregò: "Buon Dio, scorra la tua bontà come rugiada su
questi
poveri cespugli
affinché possano trasformarsi come desiderano". Maria aveva appena
terminato la sua preghiera che un dolce effluvio cadde dal cielo. A
misura che placavano la loro sete, i cespugli perdevano le loro spine che
facevano posto a delle rose superbe i cui colori risplendevano tutto intorno
e i cui profumi riempivano l'aria, per la gioia di tutti. Maria e
Giuseppe resero grazie a Dio per questo miracolo.
L'asinello,
tutto gioioso, annusò l'aria profumata e, pieno di coraggio, riprese a
trotterellare in direzione di Betlemme.
Un mercante
ritornava da un viaggio. Aveva visitato dei paesi lontani e rientrava carico di
doni. Riportava oggetti e stoffe rare, spezie esotiche e gioielli. Ciascuno
dei membri della sua famiglia ricevette qualche cosa di straordinario. Ma a sua
moglie il mercante offri un piccolo semplice sacco di tela. "Abbine buona
cura!, le disse, Sembra che questo sacco possieda il dono della profezia. Ci
annuncerà la venuta del Re dei Re".
La donna fu
molto sorpresa. Talvolta ella portava il tessuto grossolano all'orecchio, ma
non intendeva il minimo suono! Di tanto in tanto, prendeva il sacco e ne
esaminava tutte le cuciture. Ma non vi trovava niente di particolare.
Un giorno, il
mercante si assentò per un nuovo viaggio. Sua moglie prese il piccolo sacco e
si recò furtivamente nella foresta. Quando si sentì al riparo da ogni sguardo,
aprì il sacco. Sapete cosa vi trovò? Delle cipolle! Delle semplici piccole
cipolle. "E' tutto qui il tuo segreto?" esclamò delusa.
Rovesciò le
cipolle sul sentiero e ritornò a casa. Le cipolle rimasero dimenticate sul
sentiero nel mezzo della foresta. Abbandonate al vento e alle intemperie,
furono ben presto ricoperte di polvere e terra.
Orbene, la via
che conduceva Maria e Giuseppe alla volta di Betlemme attraversava proprio
questa foresta. E quel che il mercante aveva predetto si verificò, le
cipolle sbocciarono sotto i passi di Maria e ne uscirono dei piccoli fiori
bianchi e argentei che illuminarono la terra come se fosse stata disseminata di
stelle.
Ancora oggi
questi fiorellini annunciano la venuta del Re dei Re. Fioriscono a Natale e si
chiamano "Rose di Natale".
Quando Dio creo
gli alberi li fornì di radici e di rami. Le radici penetravano nella terra, i
rami potevano elevarsi verso il cielo, perché è da lì che gli alberi erano
venuti e non dovevano mai dimenticare la loro vera patria. Da allora, gli
alberi tendono i loro rami verso l'alto a mò di perpetua preghiera silenziosa,
in ricordo del loro Signore e Creatore. Anche l'abete, un tempo, faceva così
ed, ergendo i suoi lunghi e larghi rami, dominava anche gli altri alberi. Oggi
è diverso: sapete perché?
Ecco la storia.
Una sera, Maria, la dolce madre di Dio, e Giuseppe suo marito, si trovavano in
una grande foresta di abeti. Erano lontani da qualsiasi abitazione umana e non
avevano trovato alloggio per quella notte. Si stesero ai piedi di un albero per
tentare di dormire. Faceva freddo, il vento soffiava e si mise a nevicare,
prima dolcemente, poi sempre più fitto. Anche a stringersi contro il tronco
degli alberi slanciati, non si era affatto protetti.
Allora Maria,
nel suo sconforto, si mise ad accarezzare il tronco dell'albero che la riparava
e disse: "Perdonami d'interrompere la preghiera che tu rivolgi a nostro
Padre. Ma considera che Dio stesso si è inchinato verso la terra ed ora io
porto suo Figlio sotto il mio cuore. Egli ha bisogno del tuo aiuto.
Alle parole di
Maria, un brivido percorse l'albero. Lentamente, molto lentamente, volse i suoi
rami verso terra, tanto bene che formarono un ampio tetto. L'abete aveva perso
i suoi aghi in Autunno. Ma, ecco che rispuntavano! Così i rami dell'abete
servirono da riparo per la notte a Maria e Giuseppe. E da quel giorno, l'abete
non si spoglia mai dei suoi aghi.
Per questo a
Natale ha diritto di onori. Non ha forse interrotto la sua preghiera per venire
in aiuto alla Santa Famiglia? Si ornano di candele i suoi rami compassionevoli
e, fra tutti gli alberi, è lui che viene scelto per irraggiare di luce, davanti
agli uomini e davanti a Dio.
L'Autunno
volgeva al termine. I raccolti erano stati messi al sicuro. L'Inverno arrivava
con passi veloci. Gli alberi ed i cespugli erano spogli delle loro foglie e
frutti. Stavano là, tutti nudi, sognando la Primavera, la luce del Sole, la
gloria dei fiori ed il mormorio delle api. Anche il Prugnolo aveva perduto le
foglie, ma i suoi rami erano ancora carichi di frutti. Nessuno li aveva voluti.
In Autunno, le
donne erano venute a raccogliere le more. Il Prugnolo non le interessava.
L'avevano visto con la coda dell'occhio e avevano proseguito il loro
cammino. "Guardate che bel tipo, questo qua, avevano detto, con tutte
queste spine difende i suoi frutti che nessuno vuole. Se li tenga per sè!
Sono troppo aspri". E così, al primo gelo, le bacche blu scuro pendevano
ancora sul cespuglio.
Il Prugnolo
avrebbe tanto desiderato portare delle bacche dolci! Bacche buone per la
raccolta, come i Lamponi o le More. Avrebbe rinunciato ai suoi bei fiori
bianchi ... se soltanto fosse stato possibile esaudire il suo voto! Ma il
suo desiderio non era realizzabile e fu meglio così.
Un giorno,
Maria e Giuseppe, che camminavano verso Betlemme, giunsero nella foresta. Erano
stanchi e molto affamati. Per caso, il loro sguardo si posò sui frutti della
macchia spinosa. Maria esclamò gioiosamente: "Delle bacche! Vieni a
vedere, Giuseppe, quel che ci ha riservato questo cespuglio".
Senza curarsi
delle spine, Maria si mise a cogliere le prugnole. Giuseppe le disse: "Non
toccare questo arbusto, i suoi frutti non sono commestibili, lo vedi bene,
nessuno li ha voluti." Ma Maria non si lasciò scoraggiare. "Come
potrebbero essere buoni se li si abbandona al freddo?
Diventeremmo
anche noi amari, se fossimo lasciati al gelo! Vediamo se un po' di calore non
li addolcisce."
Quella sera,
Maria e Giuseppe trovarono alloggio presso alcuni contadini. I loro ospiti
osservarono sorpresi i frutti che portava Maria. "Li avete colti dal
Pruno Nero?, s'informarono, vi ha lasciato fare, senza difendersi, senza
graffiare, senza scorticarvi?"
"Ci ha
donato quello di cui avevamo bisogno", sussurrò Maria. Ed aggiunse:
"Sapete, le spine non sono così terribili come sembrano". Poi
chiese dell'acqua bollente nella quale mise i frutti a bagno per tutta la
notte. L'indomani mattina, servì a Giuseppe e ai contadini una bevanda di un
rosso luminoso. Tutti si deliziarono e tesero le loro tazze per berne ancora.
"Che bevanda deliziosa!" disse Giuseppe. sveglia! Che cosa ci hai
offerto, Maria?"
Maria,
sorridendo con gioia, rispose: "Sono i frutti del Pruno Nero; non ho
aggiunto nulla. Le Prugnole hanno conservato per noi tutto questo
sapore. Adesso possiamo, a nostra volta, sfidare i rigori
dell'Inverno".
Da quel giorno,
gli uomini considerano il pruno nero con occhio più amichevole e raccolgono i
suoi frutti che maturano con il primo gelo. In quanto al cespuglio, è
felice d'essere un Prugnolo e non un Lampone. Perché è soltanto così che
poteva offrire i suoi frutti alla dolce madre di Dio, mentre era in viaggio per
Betlemme.
IL MISTERO DELLE ROSE
Quanto era
stata grande la gioia di Maria nel veder fiorire le Rose sui cespugli spinosi
della foresta! Ne aveva colto un mazzo, che portava sotto braccio al riparo del
mantello. E le Rose restavano fresche e conservavano il loro delizioso
profumo per Maria.
Maria e
Giuseppe si trovavano nei pressi di Gerusalemme, quando, cammin facendo,
incontrarono tre Soldati romani che camminavano con passo sicuro. Gridarono
"Fate strada all'esercito romano!", ed uno dei due colpì i
fianchi dell'asinello. Il povero animale, spaventato, scartò di lato.
Anche Maria e
Giuseppe si erano fatti da parte, per quanto la strada fosse abbastanza larga.
Un soldato si rivolse a Maria con tono beffardo: "Ehi! bella, cosa
nascondi? Fai vedere un po''. E tuffò la mano sotto il mantello di Maria,
ma la ritirò subito imprecando. Si era graffiato le dita con le spine.
"Cosa nascondi, dunque?", gridò, schiumante di rabbia.
Maria apri il
suo mantello: apparve un mazzo di spine! Molto sorpreso, il soldato non credeva
ai suoi occhi. I suoi compagni lo raggiunsero e uno di loro disse: "Varus,
lascia in pace questa donna. Chissà quale pena deve portare per adornarsi
di spine in questo modo", e si allontanarono. Il soldato non disse più
parola e seguì i compagni, tutto vergognoso per essersela presa con quella
povera gente.
Maria guardava
con tristezza il suo mazzo di spine, pensava al giorno in cui erano fiorite.
Dio non aveva mandato una pioggia benefica per farle sbocciare? Cosa erano
diventati adesso questi fiori? Maria era addolorata, Giuseppe sentiva il suo
dispiacere. Le posò dolcemente la mano sulla spalla e le disse, per consolarla:
"Non essere infelice, Maria, hanno fiorito tanto a lungo per te, ora
che sono solo spine le puoi buttare via".
Ma Maria.
scosse la testa e rispose: "Dal momento che conosco il segreto delle Rose
come potrei separarmene?". E con precauzione ricoprì con il mantello il
mazzo di spine che apparentemente non aveva più bisogno di essere
protetto. Le parole del soldato risuonavano ancora nel suo cuore: "Chissà
quale dolore deve portare questa donna per adornarsi di spine", pensò
che ognuno è libero di pensare ciò che vuole.
Queste spine,
Maria le aveva viste fiorire; perché disprezzarle adesso? Un dolce profumo
di Rose giunse allora alle narici di Maria. Gettò uno sguardo circospetto sotto
il mantello: che splendore!
I rametti erano
di nuovo coperti di fiori. Nella stalla di Betlemme, quando il Bambino
Gesù venne al Mondo, la Rosa Canina fioriva ancora.
Tratto dal volume La luce nella lanterna.
di Georg Dreissig
Fior di Pesco Edizioni (distribuita da Editrice Antroposofica).
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