domenica 14 dicembre 2014

Calendario dell'Avvento: 6-14 Dicembre


E' con discreta venerazione che Giuseppe osservava la sua sposa ed il mistero di questo bambino Gesù ch'ella portava sotto il suo cuore! Faceva tutto il possibile per rendere più facile e più bella la vita a Maria. Avrebbe desiderato offrile delle belle 'parure', dei bei vestiti, come offrono i ricchi alle loro spose. Ma Giuseppe era povero, non aveva un soldo. A volte questo era motivo di sconforto; pertanto Maria non si lamentava mai di non avere nulla per agghindarsi.
Da quando erano in viaggio per Betlemme avevano ogni giorno da soffrire per la loro povertà. Talvolta non avevano niente da mangiare e restavano con la fame perché nessuno gli offriva qualcosa. Altre volte, arrivavano in un villaggio e, al loro arrivo, chiudevano le porte delle case. Non restava altro, allora, che dormire all'aperto, sotto le stelle. In quei momenti, Giuseppe si diceva sottovoce: "Dio ha scelto Maria per far nascere suo figlio e tu, tu nei fai una mendicante!" .
Se soltanto avesse avuto un po' di denaro! Avrebbe offerto qualcosa a Maria, qualche cosa di bello. Che poteva vendere? Non possedeva nulla di superfluo, eccettuato, forse ... , il suo bastone da passeggio. L'aveva intagliato egli stesso nella foresta. Poteva trovare qualcuno che lo acquistasse?
Una notte, in cui Maria e Giuseppe dormivano all'aperto, sotto le stelle, Giuseppe fece un sogno. Sognò che un uomo veniva a svegliarlo scuotendogli la spalla. Doveva essere molto ricco, i suoi vestiti erano sontuosi. Tuttavia il suo sguardo era amichevole, senza la minima commiserazione. Giuseppe gli chiese: "Che posso fare per servirvi?". Il forestiero rispose: "Desidero comprare il tuo bastone da passeggio. Mi è stato detto che lo vendevi". Giuseppe, sempre nel sogno, si chinò per prendere il suo bastone. Quale sorpresa: trovò un bastone forgiato in oro ed argento e cesellato magnificamente! Dove era, dunque, andato a finire il suo vecchio bastone di legno?
Giuseppe tese al forestiero il meraviglioso bastone ed egli disse: "Ora te lo pago". A queste parole, alzò la mano destra e, improvvisamente, il cielo si mise a risuonare e fili d'oro   presero a discendere dalle stelle. L'uomo li afferrò delicatamente e li avvolse in gomitolo stretto intorno al bastone. Alzò poi la mano sinistra. La luna a forma di falce vi si posò e prese la forma di un ago d'argento. L'uomo tolse il gomitolo e tese a Giuseppe i fili d'oro e l'ago d'argento.
"Prendi - disse - come pagamento" e a queste parole, scomparve. Giuseppe, tutto sorpreso, contemplava questo dono prezioso di cui non sapeva bene cosa fare. Ma già, fili ed ago si muovevano fra le sue mani. Il filo d'oro s'infilò da solo nell'ago d'argento che si mise a ricamare. Ricamava delle stelle sul mantello blu di Maria. Quando il filo terminò, le stelle brillavano sul mantello come brillano in cielo, durante la notte. Allora l'ago si elevò di nuovo verso le stesse e ritornò ad essere la mezzaluna.
Che sogno meraviglioso! Al mattino, Giuseppe si svegliò di buon umore. Ritrovò il suo vecchio bastone di legno per terra, al suo fianco. Come gli era apparso trasformato durante la notte! Poi, tutt'a un tratto, il cuore di Giuseppe fece un salto di gioia: il suo sguardo aveva scorto il mantello di Maria: mille stelle ricamate con fili d'oro scintillavano sul povero tessuto. Maria e Giuseppe le contemplarono con la medesima gioia: quale meraviglia! poi, Maria disse: "E' troppo bello per me, adesso, questo mantello".
Così, malgrado la povertà di Giuseppe, Maria poté indossare uno splendido mantello stellato, il 
mantello della Regina dei Cieli.

Al cader della notte, Tito, il locandiere, prese la lanterna per andare alla stalla e cambiare il fieno di Remo, il bue. Nell'accendere la candela Tito notò che era quasi del tutto consumata. "Per questa sera basterà", borbottò.
Attraversò la corte, accompagnato dalla fiammella che cacciava l'oscurità intorno a lui. Tito entrò nella stalla ed appese la lanterna ad un gancio del tetto. Poi, con il forcone, sparse il fieno nella mangiatoia. Tutt'a un tratto sentì del rumore proveniente dalla casa; sua moglie lo chiamava: "Tito, dove sei? Sono arrivati degli ospiti". Lasciò cadere il fieno ed impugnò la lanterna. In quell'istante, la fiamma chiara della candela si drizzò per un'ultima volta per poi ricadere e scomparire. "Tanto peggio!" brontolò Tito nell'oscurità.
Lasciò la lanterna appesa sopra la mangiatoia e si affrettò ad attraversare la corte per rientrare in casa. L'indomani, Tito non pensò più alla lanterna. La sera tuttavia si rammentò di averla lasciata nella stalla, appesa sopra la mangiatoia. Si mise in cerca di una nuova candela e attraversò la corte. E, a questo punto, notò un piccolo bagliore che brillava dalla finestra della stalla. Sorpreso, si grattò la testa. Aveva ben visto la candela spegnersi la sera avanti! Chiamò sua moglie per mostrarle la strana luce.  Entrambi si recarono alla stalla per vedere la cosa da vicino.
"Che cosa bizzarra: questa luce brilla per niente e per nessuno", borbottò Tito. E sua moglie aggiunse: "Chissà. perché questa fiamma non si estingue. Non tocchiamola, aspettiamo che si consumi da sè". E' cosi che, la vigilia di Natale, quando Maria e Giuseppe, seguiti dal l'asinello, cercarono una locanda per passarvi la notte, scoprirono la stalla dolcemente illuminata, che sembrava attenderli ...
E la luce continuò a brillare fin dopo la nascita del Bambino, per rischiarare il mondo intorno a Lui. Senza dubbio, vorreste sapere che cosa era questa luce che brillava con tanto fervore? Una candela? Certamente no! Per lo meno, non una candela come le altre.
No, adesso ve lo dico: senza farsi notare, una piccola stella era scivolata nella lanterna. Essa vi scintillava con amore, perché voleva essere là Per la nascita di Gesù. Se Tito avesse guardato bene, l'avrebbe vista anche lui.

Nel giardino del Paradiso c'era un albero che nessuno toccava: era l'albero di Dio. Aveva delle mele rosse, le più belle che si possano immaginare. Tutti gli animali e gli uccelli che passavano vicino a questo albero fermavano la loro corsa o il loro volo per contemplarlo, tanto era bello.
In quei tempi, vivevano in questo giardino Adamo ed Eva. Andavano spesso ad ammirare l'albero i cui frutti erano riservati a Dio. Un giorno, il serpente aveva convinto Eva a cogliere una mela dall'albero e ad assaggiarla.  Poi, lei l'aveva data ad Adamo e anch'egli l'aveva assaggiata. Allora, l'albero aveva improvvisamente perduto il suo splendore! Quale atto temerario! E quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso, il giardino era in lutto per il suo bell'albero.
I frutti dell'albero erano impalliditi per lo spavento, erano diventati piccoli e duri ed il loro sapore succoso e zuccherino era diventato amaro come il fiele. Ora il melo doveva un giorno ritrovare la sua bellezza. Diverse centinaia d'anni dopo uno dei suoi semi si infilò nella terra del giardino di Maria e Giuseppe, a Nazareth. Dopo qualche tempo crebbe un alberello, ma era piccolo e storto. Ogni anno dava dei frutti pallidi, duri ed amari, che non piacevano a nessuno, neppure all'asinello.
Un giorno di Primavera, l'Angelo venne a trovare Maria e le annunciò che stava per diventare la madre di Dio. Mentre attraversava il giardino, l'Angelo passò accanto al Melo e gli bisbigliò: "Preparati, piccolo albero di mele, perché il tempo della tua miseria è terminato.
A Natale, verrà al mondo il figlio di Dio. Ricordati, che tu sei l'albero che porta i frutti di Dio". Nel corso delle settimane seguenti, Maria e Giuseppe, molto stupiti, poterono osservare come l'albero si raddrizzava, poi, si mise fiorire con una  magnificenza tale che si poteva pensare che sarebbe crollato sotto il carico dei fiori.
I suoi rami si riempirono allora del canticchiare e del ronzio delle api  e dei calabroni che arrivavano da lontano, spinti dalla golosità, per bottinare i suoi fiori. Poi, venne il tempo, in cui le fronde dell'albero nascosero quel che andava preparando per il futuro. E quando in Autunno i suoi frutti maturarono, non erano più piccoli e duri, ma molto grossi e di una bella forma rotonda.
Ed ecco che pian piano le mele si colorarono. In principio, erano di un rosa delicato che diventava sempre più intenso ed infine avevano delle belle guance rubiconde. Sapete perché diventarono così rosse? E' molto semplice: erano felici di poter essere di nuovo i frutti di Dio che di lì a poco sarebbe venuto sulla terra. Maria raccolse i frutti nel suo canestro e, vedendo come erano sodi e venuti bene, disse a Giuseppe: "Li conserviamo per il bambino".
E quando partirono alla volta di Betlemme, Maria e Giuseppe caricarono sul dorso dell'asinello un piccolo sacco di mele per il bambino. Non le mangiarono, mai, neppure quando ebbero molta fame. Ecco come il melo fu liberato dalla maledizione.
Oggi, quell'albero di mele dona i suoi frutti a tutti gli uomini. Ogni anno, tuttavia, ne resta qualcuno per il bambino Gesù: quelli più rossi per mostrare a tutti, quanto il melo sia felice per il fatto che Dio abbia inviato il suo Figliolo nel mondo.  Si riserva a quelle mele un posto d'onore sull'albero di Natale.


Quando Dio creò i fiori, domandò a ciascuno di loro: "Come ti vestiremo?" Hai particolari desideri?". Alcuni si volevano grandi e robusti. Altri desideravano esalare dolci profumi. Gli uni desideravano portare fiori rossi, altri blu, altri ancora bianchi. Dio esaudiva tutti i loro desideri.
E' così che un giorno si rivolse ad un fiore: "A te, piccola creatura, dirmi i tuoi desideri più cari. Desideri crescere o restare piccolo? Vuoi portare fiori gialli, rossi blu?". "lo ho un solo desiderio, rispose la pianticella, amerei conservare i miei fiori fino alla nascita del bambino Gesù, se questo è possibile. In quanto al resto, sono pronta a tutto: a strisciare come a portare le spine." Il Signore sorrise amichevolmente e creòil Cardo Argentato.
Questo cardo cresce per terra, le sue foglie sono piene di spine, ma i suoi fiori brillano come stelle d'argento. Si colgono in Estate quando si schiudono. Poi, seccati, attendono Natale per rallegrare il bambino Gesù.

Sulla via che conduceva a Betlemme, Maria e Giuseppe attraversarono una foresta. Gli alberi si ergevano secchi ed esili verso il cielo. Ad altezza d'uomo, dentro i loro tronchi, abbondavano cespugli spinosi. Duri e nodosi, mescolavano i loro rami che, al posto delle foglie, por'tavano lunghe spine appuntite. Queste ostacolavano il passaggio dei viandanti e strappavano le loro vesti.
Povero asino! Non poteva farsi più sottile e non aveva alcuna possibilità di evitare le spine che incidevano la sua povera pelle. Infine, si bloccò, rifiutando di fare un altro passo. Maria e Giuseppe lo supplicarono, poi s'irritarono. Invano.
L'asino, cocciuto, restò fermo sul posto. Lanciava degli "Hi-hoo" pietosi quando Giuseppe lo spingeva con il suo bastone per farlo avanzare. Allora Giuseppe se la prese con i cespugli spinosi. Dopo tutto, erano loro che rendevano tanto penosa la loro marcia! Ma Maria gli posò dolcemente la mano sul braccio e disse: "Caro Giuseppe, non t'inquietare con questi poveri cespugli, non possono portare che delle spine su questa terra arida. Se soltanto avessero dell'acqua da bere, sono certa che ci accoglierebbero, noi ed il nostro bambino, con delle rose meravigliose".
Poi alzò gli occhi al cielo e pregò: "Buon Dio, scorra la tua bontà come rugiada su questi
poveri cespugli affinché possano trasformarsi come desiderano". Maria aveva appena terminato la sua preghiera che un dolce effluvio cadde dal cielo.  A misura che placavano la loro sete, i cespugli perdevano le loro spine che facevano posto a delle rose superbe i cui colori risplendevano tutto intorno  e i cui profumi riempivano l'aria, per la gioia di tutti. Maria e Giuseppe resero grazie a Dio per questo miracolo.
L'asinello, tutto gioioso, annusò l'aria profumata e, pieno di coraggio, riprese a trotterellare in direzione di Betlemme.

Un mercante ritornava da un viaggio. Aveva visitato dei paesi lontani e rientrava carico di doni. Riportava oggetti e stoffe rare, spezie esotiche e gioielli. Ciascuno dei membri della sua famiglia ricevette qualche cosa di straordinario. Ma a sua moglie il mercante offri un piccolo semplice sacco di tela. "Abbine buona cura!, le disse, Sembra che questo sacco possieda il dono della profezia. Ci annuncerà la venuta del Re dei Re".
La donna fu molto sorpresa. Talvolta ella portava il tessuto grossolano all'orecchio, ma non intendeva il minimo suono! Di tanto in tanto, prendeva il sacco e ne esaminava tutte le cuciture. Ma non vi trovava niente di particolare.
Un giorno, il mercante si assentò per un nuovo viaggio. Sua moglie prese il piccolo sacco e si recò furtivamente nella foresta. Quando si sentì al riparo da ogni sguardo, aprì il sacco. Sapete cosa vi trovò? Delle cipolle! Delle semplici piccole cipolle. "E' tutto qui il tuo segreto?" esclamò delusa.
Rovesciò le cipolle sul sentiero e ritornò a casa. Le cipolle rimasero dimenticate sul sentiero nel mezzo della foresta. Abbandonate al vento e alle intemperie, furono ben presto ricoperte di polvere e terra.
Orbene, la via che conduceva Maria e Giuseppe alla volta di Betlemme attraversava proprio questa foresta.  E quel che il mercante aveva predetto si verificò, le cipolle sbocciarono sotto i passi di Maria e ne uscirono dei piccoli fiori bianchi e argentei che illuminarono la terra come se fosse stata disseminata di stelle.
Ancora oggi questi fiorellini annunciano la venuta del Re dei Re. Fioriscono a Natale e si chiamano "Rose di Natale".

Quando Dio creo gli alberi li fornì di radici e di rami. Le radici penetravano nella terra, i rami potevano elevarsi verso il cielo, perché è da lì che gli alberi erano venuti e non dovevano mai dimenticare la loro vera patria. Da allora, gli alberi tendono i loro rami verso l'alto a mò di perpetua preghiera silenziosa, in ricordo del loro Signore e Creatore. Anche l'abete, un tempo, faceva così ed, ergendo i suoi lunghi e larghi rami, dominava anche gli altri alberi. Oggi è diverso: sapete perché?
Ecco la storia. Una sera, Maria, la dolce madre di Dio, e Giuseppe suo marito, si trovavano in una grande foresta di abeti. Erano lontani da qualsiasi abitazione umana e non avevano trovato alloggio per quella notte. Si stesero ai piedi di un albero per tentare di dormire. Faceva freddo, il vento soffiava e si mise a nevicare, prima dolcemente, poi sempre più fitto. Anche a stringersi contro il tronco degli alberi slanciati, non si era affatto protetti.
Allora Maria, nel suo sconforto, si mise ad accarezzare il tronco dell'albero che la riparava e disse: "Perdonami d'interrompere la preghiera che tu rivolgi a nostro Padre. Ma considera che Dio stesso si è inchinato verso la terra ed ora io porto suo Figlio sotto il mio cuore. Egli ha bisogno del tuo aiuto.
Alle parole di Maria, un brivido percorse l'albero. Lentamente, molto lentamente, volse i suoi rami verso terra, tanto bene che formarono un ampio tetto. L'abete aveva perso i suoi aghi in Autunno. Ma, ecco che rispuntavano! Così i rami dell'abete servirono da riparo per la notte a Maria e Giuseppe. E da quel giorno, l'abete non si spoglia mai dei suoi aghi.
Per questo a Natale ha diritto di onori. Non ha forse interrotto la sua preghiera per venire in aiuto alla Santa Famiglia? Si ornano di candele i suoi rami compassionevoli e, fra tutti gli alberi, è lui che viene scelto per irraggiare di luce, davanti agli uomini e davanti a Dio.

L'Autunno volgeva al termine. I raccolti erano stati messi al sicuro. L'Inverno arrivava con passi veloci. Gli alberi ed i cespugli erano spogli delle loro foglie e frutti. Stavano là, tutti nudi, sognando la Primavera, la luce del Sole, la gloria dei fiori ed il mormorio delle api. Anche il Prugnolo aveva perduto le foglie, ma i suoi rami erano ancora carichi di frutti. Nessuno li aveva voluti.
In Autunno, le donne erano venute a raccogliere le more. Il Prugnolo non le interessava. L'avevano visto con la coda dell'occhio e avevano  proseguito il loro cammino. "Guardate che bel tipo, questo qua, avevano detto, con tutte queste spine difende i suoi frutti che nessuno vuole.  Se li tenga per sè! Sono troppo aspri". E così, al primo gelo, le bacche blu scuro pendevano ancora sul cespuglio.
Il Prugnolo avrebbe tanto desiderato portare delle bacche dolci! Bacche buone per la raccolta, come i Lamponi o le More.  Avrebbe rinunciato ai suoi bei fiori bianchi ... se soltanto fosse stato possibile esaudire il suo voto!  Ma il suo desiderio non era realizzabile e fu meglio così.
Un giorno, Maria e Giuseppe, che camminavano verso Betlemme, giunsero nella foresta. Erano stanchi e molto affamati. Per caso, il loro sguardo si posò sui frutti della macchia spinosa. Maria esclamò gioiosamente: "Delle bacche! Vieni a vedere, Giuseppe, quel che ci ha riservato questo cespuglio".
Senza curarsi delle spine, Maria si mise a cogliere le prugnole. Giuseppe le disse: "Non toccare questo arbusto, i suoi frutti non sono commestibili, lo vedi bene, nessuno li ha voluti." Ma Maria non si lasciò scoraggiare. "Come potrebbero essere buoni se li si abbandona al freddo?
Diventeremmo anche noi amari, se fossimo lasciati al gelo! Vediamo se un po' di calore non li addolcisce."
Quella sera, Maria e Giuseppe trovarono alloggio presso alcuni contadini. I loro ospiti osservarono sorpresi i frutti che portava Maria.  "Li avete colti dal Pruno Nero?, s'informarono, vi ha lasciato fare, senza difendersi, senza graffiare, senza scorticarvi?"
"Ci ha donato quello di cui avevamo bisogno", sussurrò Maria. Ed aggiunse: "Sapete, le spine non sono così terribili come sembrano".  Poi chiese dell'acqua bollente nella quale mise i frutti a bagno per tutta la notte. L'indomani mattina, servì a Giuseppe e ai contadini una bevanda di un rosso luminoso. Tutti si deliziarono e tesero le loro tazze per berne ancora. "Che bevanda deliziosa!" disse Giuseppe. sveglia! Che cosa ci hai offerto, Maria?"
Maria, sorridendo con gioia, rispose: "Sono i frutti del Pruno Nero; non ho aggiunto nulla. Le Prugnole hanno conservato per noi tutto questo sapore. Adesso possiamo, a nostra volta, sfidare i rigori dell'Inverno".
Da quel giorno, gli uomini considerano il pruno nero con occhio più amichevole e raccolgono i suoi frutti che maturano con il primo gelo. In quanto al cespuglio, è felice d'essere un Prugnolo e non un Lampone. Perché è soltanto così che poteva offrire i suoi frutti alla dolce madre di Dio, mentre era in viaggio per Betlemme.

IL MISTERO DELLE ROSE 
Quanto era stata grande la gioia di Maria nel veder fiorire le Rose sui cespugli spinosi della foresta! Ne aveva colto un mazzo, che portava sotto braccio al riparo del mantello.  E le Rose restavano fresche e conservavano il loro delizioso profumo per Maria.
Maria e Giuseppe si trovavano nei pressi di Gerusalemme, quando, cammin facendo, incontrarono tre Soldati romani che camminavano con passo sicuro. Gridarono "Fate strada all'esercito romano!",  ed uno dei due colpì i fianchi dell'asinello. Il povero animale, spaventato, scartò di lato.
Anche Maria e Giuseppe si erano fatti da parte, per quanto la strada fosse abbastanza larga. Un soldato si rivolse a Maria con tono beffardo: "Ehi! bella, cosa nascondi? Fai vedere un po''. E tuffò la mano sotto il mantello di Maria,  ma la ritirò subito imprecando. Si era graffiato le dita con le spine. "Cosa nascondi, dunque?", gridò, schiumante di rabbia.
Maria apri il suo mantello: apparve un mazzo di spine! Molto sorpreso, il soldato non credeva ai suoi occhi. I suoi compagni lo raggiunsero e uno di loro disse: "Varus, lascia in pace questa donna. Chissà quale  pena deve portare per adornarsi di spine in questo modo", e si allontanarono. Il soldato non disse più parola e seguì i compagni, tutto vergognoso per essersela presa con quella povera gente.
Maria guardava con tristezza il suo mazzo di spine, pensava al giorno in cui erano fiorite. Dio non aveva mandato una pioggia benefica per farle sbocciare? Cosa erano diventati adesso questi fiori? Maria era addolorata, Giuseppe sentiva il suo dispiacere. Le posò dolcemente la mano sulla spalla e le disse, per consolarla: "Non essere infelice, Maria, hanno fiorito tanto a lungo per te, ora che sono solo spine le puoi buttare via".
Ma Maria. scosse la testa e rispose: "Dal momento che conosco il segreto delle Rose come potrei separarmene?". E con precauzione ricoprì con il mantello il mazzo di spine che apparentemente non aveva più bisogno di essere protetto. Le parole del soldato risuonavano ancora nel suo cuore: "Chissà quale dolore deve portare questa donna per adornarsi di spine", pensò che ognuno è libero di pensare ciò che vuole.
Queste spine, Maria le aveva viste fiorire; perché disprezzarle adesso? Un dolce profumo di Rose giunse allora alle narici di Maria. Gettò uno sguardo circospetto sotto il mantello: che splendore!
I rametti erano di nuovo coperti di fiori.  Nella stalla di Betlemme, quando il Bambino Gesù venne al Mondo, la Rosa Canina fioriva ancora.




Tratto dal volume La luce nella lanterna.
di Georg Dreissig
Fior di Pesco Edizioni (distribuita da Editrice Antroposofica).

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